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Nella prima bettola di Milano

Racconti - 20/06/24 - Autore: The flutist
“Fin troppa gente che falliva in tutto il resto si votava all’Arte e poi continuava a fallire anche lì.”

Milano, metropoli italiana, con la sua madunina, i suoi Navigli, i suoi grattacieli che vedono i milioni di persone che la vivono, la affliggono, la apprezzano in case ed appartamento lussuosi ricolmi di benessere. Ogni luogo poteva andare bene ma per una cena  dai toni particolari, cena in cui sarebbe stato lecito aspettarsi una resa dei conti, una sfida all’ok corral si è scelto invece di vederci in una bettola dove il benessere non si cosa sia. È sera, i locali iniziano a svuotarsi, ognuno vuole arrivare a casa per cercare un po’ di tranquillità, arrivo sul luogo dove mi attende in un bar malfamato Efestione, forte delle  battaglie combattute con il ‘Magno’, che mi obbliga a bere vino non diluito  nell’attesa del condottiero svelando così chi fra i due amici sia il vero ingurgitatore di vini atti a far perdere il lume della ragione. Fra un ricordo di battaglia e racconti più o meno sconci ecco che arriva il condottiero che, contrariamente a quanto riportato dai libri di storia beve solo acqua. Inganniamo l’attesa per aspettare il completamento dei ranghi che con l’arrivo di Bagoas prima e in ultimo di Clito il Nero avviene di lì a poco. Usciamo dalla locanda senza aver prima fortemente discusso su chi avesse dovuto pagare il vinaccio ingurgitato e, mentre la città inizia nuovamente a brulicare (forse consapevole dell’arrivo del condottiero), entriamo nella bettola.  Bettola che ha mantenuto fede al basso livello della zona, infatti nonostante Clito il Nero abbia mandato lunghi segnali di fumo per prenotare, veniamo relegati su un tavolo striminzito per nulla confacente allo splendore che circonda il condottiero, particolare questo che scopriremo presto avrebbe potuto contribuire alla pessima riuscita della serata. Nel prosieguo della cena il condottiero ci narra come ha fatto a conquistare il cuore di sua moglie, la principessa Parisatide II, dopodiché passa a descrivere le invenzioni e le macchine da guerra che avevano permesso agli achei di conquistare Troia. Al culmine del racconto ecco la sorpresa: si palesano ai nostri occhi tre donne del condottiero, Rossana, Campaspe e Barsine. Alla visione delle tre, soprattutto di una, si rompono i fragili equilibri creatisi. Clito il Nero si impettisce come un gallo cedrone, Bagoas tenta di recuperare l’idea che il gruppo ormai si è fatto di lui ma soprattutto rimango colpito da Efestione, che puntando gli enormi muscoli pettorali di Rossana diventa paonazzo, incapace di proferire parole per poi finire a mostrare una mascella caduca che per riportarla in posizione ci è servito l’intervento di tutti gli astanti. Ebbro di tanta visione Bagoas tenta in tardissima ora di far partire una campagna di invasione dell’estremo oriente ma, grazie all’intervento dello scrivente, futuro titolare della biblioteca di Alessandria (su chiara indicazione del condottiero) e di Clito il Nero riusciamo a far raffreddare i bollenti spiriti ed a ricondurre la serata nei giusti binari della goliardia.
Congedandoci il condottiero tenta il colpo di mano per offrire la cena a tutti, ma Bagoas forte del suo rapporto con il Magno, non si diventa eunuchi preferiti dal condottiero per caso, riesce a farlo ragionare e la serata si conclude con il giusto contributo di tutti.

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